Strappi in doppia cifra, passi lunghi e pedalabili, deviazioni poco conosciute, ma anche borghi medioevali e degustazioni di prodotti tipici: benvenuti in Val Brembana
La Val Brembana, non così nota all’infuori del perimetro Milanese-Bergamasco, non ha nulla da invidiare alle mete ciclistiche italiane più gettonate.
Sarà che ce l’ho qui, che mi bastano 35 chilometri in zone industriali grigie e depresse per arrivarci, ma io l’ho sempre amata e l’ho pedalata in lungo e in largo. Ho preso svolte che non sapevo dove mi avrebbero portato, mi sono fermata a recuperare energie in trattorie rustiche e un po’ datate, ho battezzato tutte le fontanelle di acqua alla ricerca di un po’ di sollievo.
Incastonata tra le Prealpi Orobie, la mia via di accesso alla Val Brembana è la stradina di Ubiale Clanezzo che, tra castelli e ponti medioevali, porta al Brembo e alla cittadina di Zogno. Da qui il paradiso degli amanti della montagna, con un’infinità di salite e percorsi tra cui scegliere.
Salite in bici da corsa in Val Brembana: i grandi Classici
- Passo San Marco


Una gita in Val Brembana non può non affrontare il maestoso Passo San Marco, che con i suoi 1992 metri di altitudine segna il confine tra Val Brembana e Valtellina, tra casoncelli e pizzoccheri, tra Valcalepio e Inferno. Considerato da molti un Piccolo Stelvio, la scalata dalla parte bergamasca parte da Olmo al Brembo (qui il segmento Strava) e sale per poco meno di 20 km a una pendenza media del 7,2%. Il Passo San Marco è una salita impegnativa, che necessita di una certa preparazione fisica, ma sale quasi sempre regolare, senza mai strappare. In alta stagione il traffico di motociclisti può diventare intenso, quindi prestate massima attenzione soprattutto in discesa. All’interno di un programma più ampio per la promozione delle due ruote, ogni anno il Passo viene chiuso al traffico per almeno due weekend estivi. Le date per il 2025 non sono ancora note, ma vi consiglio di tenere sott’occhio questo sito che riporta ogni anno le chiusure dei Passi. Una salita con la S maiuscola, che si fa sempre più scenografica con l’avvicinamento alla vetta. Dopo lo scollinamento, se avete tempo e gambe, potete scendere verso Morbegno e chiudere un giro ad anello, ma di gambe dovrete averne parecchie.
2. Val Taleggio e Culmine di San Pietro




Più ad ovest e più precisamente in Val Taleggio, diramazione occidentale della Val Brembana, troviamo il Culmine di San Pietro. Posto a soli 1250 metri di altitudine, non offre le maestose vedute del Passo San Marco, ma permette di mettere a segno uno dei giri più belli dell’area: da Zogno si prosegue per San Pellegrino e San Giovanni Bianco salendo la Val Taleggio, in cui una sosta per un panino al formaggio è quasi obbligatoria, a Olda si prende poi la ben poco curata strada che scala il Culmine e una volta in cima, dopo una fetta di torta (o un piatto di polenta, per i più temerari) al Rifugio Passo Culmine (spalle alla Bergamasca sulla destra), si scende infine verso il lecchese, attraversando Ballabio e costeggiando il lago. Qui potete trovare il percorso Strava. Il giro, partendo da Ponte San Pietro misura 100 km scarsi e prevede 1500 metri di dislivello, tutti posti nella prima metà.
3. Le tante salite da Zogno: Miragolo, Sant’Antonio Abbandonato, Dossena e Zambla

Le salite con partenza da Zogno, il punto di accesso più vicino a chi viene dalla spettacolare Val Padana, sono molteplici e abbastanza note, anche perché talvolta percorse al Giro d’Italia e al Giro di Lombardia. Tra tutte spiccano sicuramente Sant’Antonio Abbandonato, una salita tutt’altro che banale, con diversi tratti intorno al 12-13%, il Miragolo San Marco e il Dossena, da cui si può scendere poi a San Pellegrino. Per un giro più impegnativo si può scegliere di scalare il Dossena da San Pellegrino, proseguendo poi per il Passo di Zambla (qui la traccia del giro, a metà causa pioggia).
A Zogno imperdibile un pranzo al ristorante La Torre, uno dei migliori della zona, e un tagliere di salumi e formaggi tipici accompagnati da polenta taragna alla Latteria Branzi (imperdibile anche la loro panna cotta, non ve ne pentirete).
Val Brembana: le salite che (forse) non conoscevi
Se siete della Val Brembana o, come me, vi siete fatti ciclisticamente adottare da queste strade, avrete già percorso queste salite, ma se siete turisti o visitate solo occasionalmente la zona, è probabile vi siano sfuggiti questi gioiellini.
- Le Baite di Mezzeno



La salita delle Baite di Mezzeno non è banale, anzi, meglio non sottovalutarla. La salita parte da Lenna (qui il segmento Strava), ma il profilo altimetrico non rende giustizia ai 15 chilometri della scalata, che per alcuni tratti spiana e quando decide di salire, sale per davvero. Gli ultimi chilometri, dopo il paese di Roncobello, sono i più impegnativi: qui la strada si fa più stretta e si fa largo tra i boschi di pini, andando in più occasioni oltre il 15%. La salita è bellissima, leggermente trafficata solamente nei weekend, quando in molti salgono in macchina per imboccare il sentiero che porta ai Laghi Gemelli. Ad aspettarvi in cima una bellissima vista sulle Orobie, una roulotte che vende caffè e bibite (e, a naso, molta grappa) e una fontanella di acqua fresca.
2. Monte Avaro


Il Monte Avaro è insieme alle Baite di Mezzeno, la mia salita preferita della zona. Un’altra scalata che è meglio non sottovalutare, con la strada che inizia a salire già da Piazza Brembana, per poi farsi seria da Olmo al Brembo. La salita da Olmo misura 15 chilometri al 7,2% (19 al 6,1% da Piazza Brembana) e in diversi tratti si fa aspra, soprattutto nella seconda metà, quando tocca spesso punte al 15%. Nonostante anno dopo anno si apportino dei piccoli miglioramenti all’asfalto, il manto stradale in molti punti rimane approssimativo, ma il traffico qui è quasi assente, permettendo di pedalare indisturbati nella pace delle montagne circostanti.
In cima la vista si apre maestosa sulle montagne, ad aspettarvi diversi ristori, ma la tappa imperdibile è il Chiosco Al Ciar: un piccolo rifugio con prodotti tipici e le migliore torte della Valle. Sul retro del rifugio, una semplice terrazza con qualche tavolo con sgabelli e una vista spettacolare.
3. Madonna del Perello (Sambusita)
Una salita probabilmente inedita per i più, l’outsider delle salite della Val Brembana che forse non conoscevi. In parte rintracciabile su Strava come Algua – Sambusita, quella per il Santuario della Madonna del Perello è una salita di media lunghezza, l’unica della lista peraltro. La strada sale abbastanza dolcemente, per farsi dura nell’ultima parte, quando non scende quasi mai sotto il 10%. Giunti a Sambusita, si prosegue per il Ristorante La Passata, da qui si raggiunge il Santuario o si prende la stradina che permette di raggiungere Selvino. In alternativa, da Sambusita si può prendere lo svincolo verso il Miragolo che, dopo qualche sali e scendi, permette di scendere verso Zogno.
In bici in Val Brembana: qualche alternativa per i ciclisti meno esperti
La Val Brembana è terreno fertile anche per chi predilige un ciclismo più dolce e lento: la ciclabile della Val Brembana percorre l’antica ferrovia e collega Zogno con Piazza Brembana, passando attraverso antiche gallerie e ponti di pietra. Il percorso misura poco più di 20 chilometri e si adatta a tutti.
La famosa località di San Pellegrino, conosciuta in tutto il mondo grazie alle bottiglie di vetro verde dell’omonima acqua, offre un luogo ideale per il relax, grazie alle sue terme e ai suoi bei edifici liberty, tra cui il wesandersoniano Grand Hotel di San Pellegrino.
Imperdibile anche una gita a Cornello dei Tasso, paesino medioevale arroccato sulla montagna e riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia.
Per gli amanti dell’altezza il nuovo Ponte del Sole di Dossena, merita una visita: è il Ponte Tibetano più lungo al mondo e misura ben 505 metri. Sempre a Dossena, possibile anche una visita alle antiche miniere.
Cosa mangiare in Val Brembana
Se siete della zona, saltate quest’ultimo paragrafo, ma mi sembra doveroso un piccolo excursus sulla gastronomia locale per i tanti visitatori della Valle.
- La pasta ripiena, su tutti Casoncelli alla Bergamasca e Scarpinocc (la versione di magro, quindi vegetariana) dei casoncelli, ma anche i meno noti Bertù, ripieni di salsiccia e formaggio
- La polenta, immancabile quella taragna, preparata con mais e grano saraceno e arricchita con formaggi e burro
- I piatti di carne, su tutti i nosècc (involtini di verza ripieni di carne) e il coniglio alla bergamasca
- I formaggi, qui l’imbarazzo della scelta: Branzi, Strachitunt, Formai de Mut, Taleggio, Nero e Rosso Imperiale, ma anche tanti formaggi di capra e gli imperdibili Bésse de Brans (ritagli di cagliata di Branzi da gustare alla piastra) e i salumi, su tutti il salame
- Per accompagnare i pasti non possono mancare un calice di Valcalepio, uno dei tanti amari di erbe o una birra dei sempre più frequenti micro-birrifici locali
Aggiungerei al tuo bellissimo articolo un’ulteriore salita che è un po’ una chicca ed ai più forse sconosciuta: Tassone Alto/ Sant’Erasmo. Da Ambriola, si snoda una salita di circa 4/5 km con pendenza davvero importanti, costantemente sopra il 10%. Da considerarsi a tutti gli effetti come un piccolo Mortirolo 😄
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Grazie mille per il suggerimento, non la conoscevo. Appena il tempo diventa un po’ più clemente e la gamba inizia a girare un po’, la provo sicuramente!
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