Il profumo di mastica, il rumore delle cicale, le spiagge incontaminate e l’acqua turchese che si sposa con le chiome verdi dei lentischi: un viaggio nell’autentica Chios
Chi mi conosce, sa. Chi non mi conosce, anche. La Grecia è il mio grande amore. A volte faccio giri strani, ma poi ritorno. E ne parlo, tanto, a volte troppo.
La Grecia è bella tutta, ma alcuni luoghi incarnano al meglio quell’essenza greca che tanto amo: quelli più semplici, meno affollati, quelli delle taverne con le tovaglie a quadri e dei pescherecci di legno che riposano nei porticcioli riparati dal meltemi. Quella degli spiedi che girano nell’entroterra e dei bicchierini di tsipouro assaporati con i piedi nella sabbia, delle calette raggiungibili solo a piedi, dove ci sei solo tu, qualche capra e una chiesetta bianca. Perché la chiesetta bianca, anche nei luoghi più remoti, non manca mai.
Chios è forse l’isola che ho amato di più. Chios, dove smeraldo e turchese si fondono e dove le strade profumano di mastica e agrumeti. Chios che sa di Grecia, quella Grecia e che vive del rumore del mare e delle cicale.
Posizionata strategicamente nel Mar Egeo, Chios fu fondata nel VII secolo aC e diventò presto una delle polis greche più importanti. Da lì in poi su questa terra brulla ma rigogliosa si sono susseguiti romani, bizantini e genovesi, che hanno lasciato un’impronta importante e caratteristica nell’architettura delle cittadine, che si sono conservate nonostante la devastazione operata dai turchi durante la Guerra di Indipendenza Greca.

Oggi Chios è un’isola che vive a un ritmo lento, scandito dalle campane delle tante chiese, come quella sulla spiaggia di Agia Dynami, dove sotto all’unico ulivo si ritrovano ogni mattina gli anziani dell’isola che, armati di seggioline e radioline, ascoltano musica tradizionale disquisendo animatamente. Ad Agia Dynami si arriva grazie a una lunga strada che si fa largo tra i tanti lentischi da Pyrgi, uno dei paesi più caratteristici dell’isola, con le sue case abbellite dalle xysta, decorazioni geometriche bianche e nere realizzate con calce e pittura che risalgono alla dominazione Genovese. Pyrgi, assieme a Olympi, Vessa e Mesta è uno dei centri principali dell’area del mastice.





Il mastice a Chios è fondamentale, lo è stato fin dall’antichità, rendendo l’isola centro nevralgico dei commerci. Il mastice, o la mastiha, è la resina ricavata dal lentisco. Dolce e profumata, aromatica ma anche curativa, la mastica viene estratta praticando incisioni sulla corteccia dell’albero, da cui si raccoglie la resina, che si solidifica e assume un colore bianco lattiginoso. Gli utilizzi della mastica sono molteplici, a partire dal sublime liquore locale, la Mastiha, ma inserita anche in gelati, caramelle, acque aromatizzate, creme per il viso e addirittura colluttori. Il profumo della mastica accompagna i viaggiatori per tutta l’isola e li guida alla scoperta della Mastichochoria portandoli a Olympi, con le sue case di pietra e le porte dipinte, e alla cittadina fortificata di Mesta. Qui nei ristoranti della piazzetta si beve succo di mandarino e mangia il mastelo alla piastra, formaggio tipico dell’isola. Da Mesta si scende veloci verso il mare: da una parte la roccia rossa e le rigogliose chiome verdi degli alberi, dall’altra la costa: si va a Limenas e si prosegue per la spiaggia mozzafiato di Didima e la taverna familiare di Agia Irini. I polpi sono appesi al sole, i gamberi freschi, il mare silenzioso e turchese come il cielo.



La strada risale dolce verso la piccola Vessa, dove sulla piccola piazza principale svetta un platano che sotto l’imponente chioma ospita le uniche due taverne della cittadina. Qui si parla in greco e si mangia carne allo spiedo, accompagnata dalle immancabili patate fresche fritte e da una caraffa di tsipouro. Da Vessa ci si avventura al bel Monastero di Nea Moni, patrimonio UNESCO, e al villaggio abbandonato di Anavatos che in greco significa inacessibile e che non fu mai più ripopolato dopo il massacro turco durante la Guerra di Indipendenza. Da Anavatos si riscende nuovamente verso la costa, che mano a mano si fa più selvaggia, fino alla spiaggia di Prastia, deserta anche a Ferragosto. Per rifocillarsi si torna nell’entroterra, sulla terrazza del Petrini Plateia degustando l’irrinunciabile Kokoras Krasatos (gallo cotto in vino rosso e pomodoro) servito con hilopites, tradizionale pasta lunga greca.





Dopo una visita a Volissos, secondo leggenda luogo natale di Omero, dal porto ci si può imbarcare verso la piccolissima isola di Psarà.
Qui non servono auto o motorini, l’isola si può girare a piedi, con il vento che soffia prepotente e il sole che batte forte. A Psarà, che fu abitata già in epoca micenea e divenne simbolo di resistenza contro gli Ottomani, il tempo è sospeso, sulle sue spiagge deserte e selvagge risuonano solo i rumori del mare e del vento. Fuori dal piccolo centro cittadino che si sviluppa intorno al porto, non c’è nulla, eppure c’è tutto. Di giorno si cammina verso Lakka, Paralia Ftelio o in direzione opposta fino al faro, di sera si gusta un’aragosta al porto e ci si ferma nella piazzetta per una baklava con gelato, guardando i bambini giocare e origliando le conversazioni dei cinquecento abitanti.






Tornati a Chios, si esplora Armolia, il villaggio dei ceramisti: sulla strada sono esposte oliere e ciotole decorate, che nascono da una tradizione millenaria. Si va al mare a Broulidia, dove si scende con una lunga scalinata e dove la piccola taverna familiare manda viveri in spiaggia con una precaria carrucola. Per pranzo si mangia quello che c’è, di solito calamari freschi, e non ci si alza fino a che non si finiscono le fette di anguria e i fichi dell’orto della proprietaria.



Si fa poi un bagno a Mavra Volia e per cena si va sul mare nel piccolo paese di Emporio, per un kritharaki (orzo greco, ovvero risoni) me garides e si abbandona l’isola scacciando la malinconia con un’ultima birra, prodotta dall’ottimo micro-birrificio dell’isola.

Salute Chios, a te!
Qualora aveste bisogno di un momento di relax…
Nota a margine: Chios è meravigliosa anche per la bici da corsa, ma sull’isola non sono presenti noleggi, pertanto è necessario portarla con sé.
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